di @MarcoBazz92
Essendo una gran testa di cavolo (da giovani siamo tutti così, inutile negarlo) iniziai la mia carriera alle scuole superiori con il liceo scientifico - mai finito - . Quei due anni a studiare latino e matematica - quest’ultima mai digerita - non posso negare siano stati inutili, sia per l’apprendimento, sia per la conoscenza di nuove persone. Ho tanti splendidi ricordi e qualcuno anche meno bello, tipo una professoressa di italiano che mi ha fatto odiare una materia che ora ritengo splendida.
Tra i ricordi più belli che ho c’è quello di un’altra professoressa di italiano, avuta solamente il primo anno di liceo. Oltre che essere molto brava ad insegnare era anche molto pratica e mi ricorderò per sempre una frase che ci disse un giorno: “ragazzi, mi raccomando, quando siete a casa con le vostre famiglie parlate sempre in dialetto”. Ebbene sì, lei ci esortava a parlare il dialetto, a mantenere questi idiomi che qui, nelle valli trentine, cambiano di paese in paese. Nella distanza di 10 chilometri, Roncone-Tione, ci sono 4 dialetto differenti.
Oggi, anno domini 2024, ripenso alle parole della mio professoressa. Ci penso sempre più spesso e mi convinco sempre più che aveva non una ragione, ma cento. Chi ha 6/7 anni in meno di me non è più abituato a parlare il dialetto, si parla italiano o qualcosa di simile. A scuola, in casa imposto dai genitori, con gli amici. Il dialetto pian piano sta scomparendo e con esso anche le radici che ci legano al nostro territorio.
La foto che trovato all’inizio di questo pezzo è la copertina del “Vocabolario del dialetto di Roncone”, il dialetto del mio Paese. Ci sono parole che nemmeno io conoscevo, ma molto mi ricordano la mia infanzia, la mia giovinezza, la mia famiglia e sarebbe di vitale importanza che non andassero perse.
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