
di @MarcoBazz92
La mattina è fresca. Come si dice da noi, l'aria d'agosto rinfresca il bosco. Infilo gli scarponi ed esco di casa mentre il campanile batte le sei. Oggi non ho voglia di stare a letto. Voglio andare, camminare, sentire l'aria fresca che mi entra nelle narici e penetra fino ai polmoni. Nelle viscere del mio corpo. Mi incammino tra le case, si vede già qualche finestra illuminata. C'è ancora qualcuno che soffre di insonnia. Mentre esco dal paese sveglio un paio di cani che, subito, allarmati o forse per vizio mi salutano a loro modo, abbaiando. In cinque minuti mi lascio le ultime case alle spalle e con loro i primi rumori delle contrade che si stanno svegliando. Mi fermo un istante per guardarmi attorno. È un paesaggio che ho visto mille volte ma ogni volta mi emoziona. Chiudo gli occhi e mi faccio accarezzare da un venticello fresco e frizzante. Intorno a me c'è il silenzio interrotto, in lontananza, solamente dal canto di un merlo. Riapro gli occhi e mi avvio nuovamente.
L'erba riposa sotto un lenzuolo di rugiada e una leggere foschia rende i profili dei monti irregolari. Passando a lato di un cespuglio un merlo mi piomba davanti volando via. Era lui che accompagnava, cantando, i miei passi. La melodia, nonostante il mio disturbo, riprende in pochi attimi. Ha trovato un altro ramo lontano da occhi indiscreti. Decido di abbandonare la strada e mi incammino su un piccolo sentiero. Cammino nel bosco per una decina di minuti accompagnato dal canto delle cinceallegre che, saltellando da un ramo all'altro, si stanno preparando per la colazione.
Nel frattempo il sole sta sbucando dalle cime e i suoi timidi raggi fanno capolino tra i rami degli alberi illuminando una piccola radura davanti a me. Ho la vista coperta da alcuni alberi ma riesco ad intravedere una femmina di capriolo con il suo piccolo che stanno brucando l'erba fresca. Voglio vederli meglio e quindi, silenziosamente, provo a fare qualche passo avanti. Mi avvicino al tronco di un albero e, mentre sto per sporgermi di lato per vedere meglio, sento un cane abbaiare. Prima in lontananza e poi più vicino. Un abbaiare che mi è familiare, si è lui, è Wolf il mio cane. Apro gli occhi spaesato, quasi confuso. D'istinto guardo l'orologio, sono le 6:15. Stropicciandomi gli occhi giro la testa di lato, sono nel mio letto. Mi tiro su e, senza volerlo, mi scappa da ridere. Era tutto un sogno. Un maledetto dolce sogno. Mi alzo e, mentre esco dalla camera, in lontananza si sente un merlo cantare.
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