di @MarcoBazz92
Il primo reato a 8 anni, il tentativo di far scappare dalle gabbie alcuni animali di un circo. L’ultimo a 70 anni, il furto di un paio di mutande in un negozio. Nelle sue vene scorreva il crimine, le vene sono quelle di Renato Vallanzasca, il Bel Renè.
Il capo della Comasina, condannato a 4 ergastoli - e qui c’è da chiedersi a cosa serva condannare una persona a 4 ergastoli quando con uno sei già spacciato - uscirà definitivamente di galera dopo 50 e passa anni. Finalmente sembra che il carcere abbia raggiunto il suo obbiettivo: rieducare non torturare. Invece non è così, invece Vallanzasca esce di prigione per trasferirsi in una RSA veneta specializzata nell’accogliere e seguire i malati di alzheimer. Oramai il Bel Renè è un vecchio malato che probabilmente morirà non riconoscendo più le persone a lui più care, il fantasma dell’uomo, del personaggio che è stato.
Io non sto difendendo Renato Vallanzasca, sono ben conscio che si è macchiato di orribili reati, che ha rovinato la vita di molte famiglie. Ma sono anche convinto che abbia espiato la sua pena. Io voglio solo sottolineare, se ancora c’è ne fosse il bisogno, l’indifferenza dello Stato nei confronti delle carceri e di chi ci vive.
Vallanzasca chiese in passato di uscire dal carcere per potersi curare dalla demenza. La risposta è sempre stata negativa, probabilmente qualcuno credeva ancora che da libero avesse potuto rimettere in piedi la Banda della Comasina. Sicuramente la sua permanenza dietro le sbarre ha solamente aumentato la velocità con cui la malattia lo sta aggredendo, chi poteva fare qualcosa se ne è fregato, come se ne frega di tutti gli altri detenuti rinchiusi nelle patrie galere.
Renato Vallanzasca rappresenta l’ennesimo fallimento dello Stato Italiano.
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