di @MarcoBazz92
In questa mattinata temporalesca mi è capitata sottomano la copia di maggio di Cultura Identità, bimensile ottimamente diretto da Edoardo Sylos Labini (consiglio di abbonarvi se non lo avete ancora fatto). Essendo appunto la copia precedente alle elezioni europee del 9 giugno, l’editoriale del direttore era incentrato proprio su questo argomento ed era così titolato “Il destino d’Europa è nelle nostre mani”. Ebbene leggere l’articolo oggi, dopo quasi tre mesi dalle elezioni e conoscendo i risultati, mette tristezza mista a rabbia e rassegnazione.
Ecco come inizia il suo editoriale Sylos Labini:
“…Le elezioni europee dell’8-9 giugno sono, in questa tornata elettorale più che mai, un appuntamento basilare per il futuro del Vecchio Continente. Con una guerra che da oltre due anni sta mettendo l’uno contro l’altro due popoli che provengo dallo stesso ceppo, le follie green dei nuovi sacerdoti del wokeismo ed il pericolo islamizzazione che si fa sempre più radicale in molte città, l’Europa rischia di perdere definitivamente la propria identità.”
Continuava poi così “…queste spinte nichiliste sono state alimentate in questo ultimo decennio più che altro da chi ha governato l’Unione Europea piuttosto che dai cittadini che, ormai stanchi, in tante capitali sono scesi in piazza per protestare contro le scellerate scelte progressiste della UE.”
Ebbene i propositi, le speranze di Edoardo Sylos Labini, che erano quelli di moltissime persone, erano ottimamente spiegati nel suo editoriale e del tutto condivisibili da una buona parte della popolazione italiana, come è stato decretato dalle ultime elezioni nazionali. Anche i risultati delle consultazioni europee sembravano essere l’innesco per dare il via ad un cambiamento, ad un nuovo ciclo.
Sono passati quasi tre mesi, ma purtroppo non c’è stata alcuna detonazione anzi, la macchina burocratica europea ha dimostrato ancora una volta la sua prepotenza, ha dimostrato ancora una volta quanto sia inutile il voto dei “cittadini europei”. Tutto viene deciso a tavolino fregandosene altamente del voto della popolazione.
Tutto cambia perché nulla cambi è questo il destino della tanto declamata Europa.
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