di @MarcoBazz92
Mi capita qualche volta di riflettere sui brutti eventi che avvengono alle persone. Nello specifico mi capita di riflettere sui suicidi.
Da quando ho iniziato a capire quello che succedeva attorno a me (non da molto quindi) sono sempre rimasto colpito quando sentivo la notizia di un uomo o addirittura un ragazzo che, di sua spontanea volontà, metteva fine alla propria vita. Mi sono sempre chiesto il perché, mi sono sempre domandato dove queste persone potessero trovare il coraggio di fermarsi. Per sempre.
Direte voi, sai quante persone lo fanno in un giorno in giro per il mondo? Dovrei vivere in perenne stato di ansia se rimuginassi su ogni suicidio. Eppure, nel piccolo del mio paesello di montagna, negli ultimi 10 anni circa è successo almeno 4 volte. Tutti ragazzi che non arrivavano ai 40 anni. Tutti ragazzi che conoscevo, uno in modo particolare visto che era mio coetaneo e siamo stati assieme dall'asilo fino alla fine delle scuole medie. L'ultimo fatto in ordine di tempo è accaduto qualche mese fa, una mamma che con se ha portato anche il bimbo.
Il primo ragazzo, sopravvissuto ad un grave incidente automobilistico e nonostante fosse rimasto molto segnato fisicamente (si muoveva male e parlava con difficoltà), era riuscito a riprendersi e aveva ricominciato anche il lavoro fino a quando un giorno ha deciso di salire sul parapetto di un ponte, famoso nella zona tra chi vuole compiere l'estremo atto, e buttarsi giù. Stessa uscita di scena del mio coetaneo, anche lui con qualche problemino dovuto al ritiro della patente che non aveva metabolizzato, anche per lui sembrava che ad un certo punto le cose si stessero raddrizzando, il lavoro, le uscite con gli amici. Anche a lui però d'un tratto si è spenta (o forse accesa) la lampadina e un bel giorno si è vestito di tutto punto, ha preso la macchina e si è recato al famoso ponte per buttarsi di sotto.
C'è stato poi il terzo ragazzo, che è stato protagonista della mia giovinezza, delle mie prime uscite al bar del paese con gli amici. Lui era il barista, è stato lui a versarmi la prima birra (la nascita di un amore). Lui che tanti definivano strano ma che per me era normalissimo. Qualche problemino da giovane con le droghe ma risolto, passione smisurata per il disegno e le arti grafiche. Poi un periodo no ed un giorno dopo una visita di routine accompagnato dai genitori all'uscita dall'ospedale si allontana, entra in un cantiere, si arrampica su una gru e si lancia al suolo. Ultimo tragico episodio avvenuto qualche mese fa. Una ragazza, ottima carriera lavorativa da manager in multinazionali, un compagno e un bimbo di 3 anni. Anche in lei qualcosa che non andava, un peso che schiacciava la sua vita. Un sera dopo aver chiamato come sempre la sorella si mette a scrivere una lettera d'addio e la invia al giornale locale, poi ne scrive un'altra che lasciare sul sedile della macchina ed infine prende il suo amato piccolo e, anche lei, si dirige al famoso ponte. Li, abbracciando per l'ultima volta la sua creatura, si getta giù, sparendo nella notte tra le acque del fiume.
Questo gli episodi che ricordo, queste le tragedie che hanno colpito 4 famiglie in modo irrimediabile ed in me hanno lasciato una marea di domande. Come si può organizzare la propria morte? Spesso si sente dire che chi si suicida non è lucido, secondo me è esattamente il contrario, secondo me chi lo fa è lucidissimo. Sa esattamente quello che deve fare e sa esattamente che non può sbagliare. Si dice spesso che chi compie questi atti sia un codardo. Anche qui la penso diversamente. Secondo me queste persone sono tutt'altro che codarde, perché una persona che sceglie di andarsene, lasciare la propria casa, la propria famiglia, tutto ciò che ama perché non c'è la fa più ha un coraggio da vendere.
Non si capirà mai il perché di questi gesti o forse io non li capirò mai, ma nel mio piccolo non riesco ad odiare queste persone.
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